In Tifosi ho riconosciuto a Beppe Grillo la paternità di una intuizione importante. Il comico genovese spiegava in tempi non sospetti che solo la rete avrebbe salvato la democrazia, perché tutto quanto viene scritto sul web lascia traccia di sé, rendendo impossibile rinnegare gli impegni presi, sventolare opinioni diverse secondo convenienza e imboscare le contraddizioni. In parte tutto questo è vero, peccato però che questo dato sia divenuto nel tempo del tutto irrilevante. Esponenti politici di ogni latitudine, grillini compresi, non si fanno alcun problema infatti nel contraddire sé stessi, anche su argomenti di enorme importanza, confidando nell’oblio che garantisce la straordinaria mole di dati dalla quale sono bombardati gli utenti.

Resta però vero che, almeno formalmente, si possono sempre recuperare agevolmente dichiarazioni che i politici hanno reso, ad esempio sui social, e dimostrarne tutta l’ipocrisia nel momento in cui si esibiscono in giravolte da far invidia ai derviches tourneurs. L’esercizio sarà forse inutile, perché ci vuole ben altro per mettere in difficoltà le facce toste dei capi ultras più agguerriti, però il principio tiene.
Fino a un certo punto. Perché quando la memoria della rete fa male, i più disinvolti hanno sempre la possibilità di rimuovere dalla rete le cose che hanno detto e che in un dato momento iniziano a diventare fonte di imbarazzo.

È quello che accaduto qualche giorno fa con un sondaggio lanciato dalla pagina Facebook del M5S. L’argomento era quello dell’intervento sui vitalizi degli ex parlamentari del quale si è tanto discusso, e gli utenti erano invitati a votare scegliendo tra la foto del Presidente della Camera, Fico, e la casta, rappresentata dalle immagini dei volti di D’Alema, Pomicino e De Mita. Chi ha lanciato il sondaggio non prevedeva però che l’ago della bilancia si sarebbe spostato verso la casta, restituendo quindi un risultato a dir poco sgradito. La rete, insomma, si preparava a memorizzare una notizia imbarazzante e quindi il sondaggio è stato rimosso. Il principio però tiene lo stesso: perché se la rete non potrà ricordare il risultato del sondaggio, avrà cura di conservare la pessima figura dei tifosi che l’hanno occultato.

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