Gli ultras della Lazio, freschi della prima sconfitta in campionato, hanno pensato di scaricare la loro frustrazione diffondendo un singolare volantino. Con l’aquila nel cuore, i tifosi della Lazio hanno annunciato che nelle prime file della curva nord “non saranno più ammesse donne, mogli e fidanzate”.
Le prima file, spiegano, è per loro un luogo sacro, “una zona trincerata”. E lì per le donne non c’è spazio: se proprio vogliono andare in curva, le donne (alle quali già incredibilmente si concede di votare e guidare l’auto) dovranno accomodarsi oltre la decima fila.
Commentare questi personaggi è inutile. Non credo si possa scrivere nulla che possano intendere. Qualcosa si può dire invece sull’ipocrisia di chi li tollera e non fa abbastanza per disinnescarne le intemperanze.
Arturo Diaconale, giornalista di lungo corso, direttore de l’Opinione delle Libertà ed ex Consigliere di amministrazione Rai, è dal 2016 (si legge su Wikipedia) il responsabile della comunicazione della Società Sportiva Lazio. Interrogato sul caso del volantino, ha spiegato che la società nulla ne sapeva e ha rilevato quanto sia “difficile” ostacolare tali iniziative “politicamente scorrette”.
Ecco, Diaconale ha ragione, perché è vero che è difficile risolvere il problema. Tuttavia, se si volessero valutare gli sforzi profusi in questa titanica impresa, si scoprirebbe facilmente che nulla si legge sul sito della SS Lazio a proposito del trogloditismo espresso nel volantino diffuso da quel gruppetto di ultras. Così come, se non ho visto male e sarei lieto di rettificare, nulla si trova sul tema anche scorrendo i profili ufficiali della società su Facebook e Twitter.
Forse anche il sito e le pagine social della Lazio fanno parte della “linea trincerata” presidiata dai tifosi. Oppure il responsabile della comunicazione della SS Lazio ha una percezione del “difficile” molto personale.