Non si dovrebbe mai parlare delle recensioni che si ricevono. Quali che siano, credo, si debba sempre e solo ringraziare. Tommaso Ciuffoletti, però, ha scelto di bombardarmi con il fuoco amico dei ricordi e quindi dirò qualcosa. Muove da anni che sono stati per me entusiasmanti e confusi, con i quali è sempre stimolante fare i conti. Un calcolo che però mi piace rimandare nell’illusione di una giovinezza che in qualche modo ancora mi sento addosso, nella piacevole sensazione dell’incompiuto.
Tommaso fa emergere un dato essenziale, che poi è il succo del libretto che ha voluto leggere e recensire: l’enormità del “vino” risiede nella straordinaria capacità di offrire contesti e pretesti umani e culturali. Poi ci piace e questo direi che non guasta.
Transvertebrazione di Piperno
Dove nascondere la testa, in questi mesi e anni scabrosamente insulsi, se non in un saggio su Proust? Un nascondiglio programmato, in realtà, perché era