Contro ogni pronostico mi sono appassionato alla serie di Muccino. La prova più dura, nella prima puntata, è stata sopportarne la terribile fotografia. Ma ci si abitua e si sopravvive. Gli interpreti sono alcuni davvero bravi e altri mediocri: c’è anche Emma Marrone, per dire. Quel che però mi ha inchiodato allo schermo è il fatto che i personaggi principali siano platealmente ispirati (per non dire altro) alla famiglia Corleone.
Intanto Pietro, che qui è il Padrino al quale tutti chiedono favori nel corso di un ricevimento. Poi il suo primogenito: un caldo di testa alla Santino, altrettanto inadeguato a sostituire il padre. L’altro maschio vale il giovane Michael: un “delicato” che si complica con le donne e non vuole immischiarsi nella gestione degli affari di famiglia. La sorella non fa deroga ed è a buon ragione un’insicura: infatti è cornuta tanto quanto Constanzia (Connie) Corleone. Il Riccardino di Muccino (cugino dei figli di Pietro) è invece un ibrido tra il maggiore dei fratelli Corleone, Fredo, e uno dei figliocci di Don Vito, Johnny Fontane: del primo ha il carattere fragile e la scarsa intelligenza, dell’altro l’attitudine al canto e la vocazione a farsi risolvere i problemi dagli altri.
Caso vuole che la storia ruoti intorno alle sorti di un ristorante, quindi mi sento autorizzato a incrociare le dita e ad aspettare un Fat Clemenza che spieghi la ricetta del sugo per le polpette. Vediamo…